Assemblea capitolina – Discussione mozioni sull’impianto AMA Salario

Assemblea Capitolina del 21 novembre 2023 – Discussione mozioni sull’impianto AMA Salario al minuto 2:27:39.

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https://streaming.comune.roma.it/portal/watch/commission/60519612-073b-46a7-9de4-4eb096f60a2b

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CONVOCAZIONE URGENTE RIUNIONE OSSERVATORIO

L’Osservatorio Permanente NO TMB è convocato per giovedì 23 novembre ore 18.30 presso la biblioteca dell’Istituto Comprensivo Fidenae
“Bibliopoint Fidenae” via Russolillo 64

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Consiglio straordinario nel Terzo Municipio sull’impianto Ama Salario e sull’area di Smistamento a Villa Spada.

Giovedì 9 novembre 2023, alle ore 13, si terrà un Consiglio straordinario nel Terzo Municipio sull’impianto Ama Salario e sull’area di Smistamento a Villa Spada.
 
Questo è un momento importante per la nostra comunità, è necessario partecipare attivamente per difendere la nostra salute e il nostro territorio.  
 
Mai piu’ rifiuti dentro AMA Salario
Vi aspettiamo il 9 novembre alle ore 13 a piazza Sempione 15.
 
Clicca qui per il file pdf 150172_conv_cons_09_11_2023
 
 
 
 
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Come sono gli impianti di spazzamento e che cosa propone AMA per il Salario? di Giovanni Caudo

 
Le ragioni della contrarietà alla scelta di AMA di collocare un impianto di spazzamento nell’area dell’ex TMB Salario le ho illustrate nel post precedente, “Perché il Salario è differente”. Le istituzioni, la Regione per prima, hanno sancito che quel sito non è idoneo a ospitare gli impianti e quando nel 2019 è stata cancellata l’autorizzazione che consentì di localizzare lì il TMB per il trattamento dei rifiuti, si è rimediato a un errore, che però nel frattempo era costato ai cittadini del Salario, di Villa Spada e di Fidene, dieci anni di sofferenze.
 
Non siamo in preda a nessuna sindrome Nimby, e non diciamo no a prescindere.
 
Ma invece quelli che dicono va bene alla proposta di AMA sanno cosa sta facendo AMA, si fidano a scatola chiusa di AMA o dicono si a prescindere? Della serie, facciamo questi impianti ovunque e comunque perché dei rifiuti sotto casa non ne possiamo più? E’ questo un buon modo di decidere? Si fanno in questo modo scelte che comportano investimenti con soldi pubblici e che usano aree ed edifici pubblici?
Deve essere l’esasperazione da rifiuti la fonte delle decisioni? E la politica che pensa di scegliere su questa esasperazione è buona politica? E se invece questo modo di decidere fosse proprio la causa dei mali di Roma, che insegue da sempre le soluzioni vere ai suoi problemi ma non li trova mai?
L’opposizione degli abitanti del Terzo Municipio alla decisione di AMA ha questo valore ed è nell’interesse della città, altro che no a prescindere e sindrome Nimby. Si tratta di cittadini che per quello che hanno subito stanno ancora aspettando le scuse dai sindaci e dagli assessori che per anni hanno negato l’evidenza dei disagi a cui erano sottoposti.
 
Come sempre mi interessa stare nel merito delle questioni, solo così Roma potrà uscire dalle emergenze che l’attanagliano.
Proviamo quindi a dare qualche informazioni in più.
 
In Italia ad oggi ci sono 18 impianti per il trattamento delle Terre di spazzamento e di sabbie fognarie (nella foto ci sono 11 di questi impianti).
La loro localizzazione è sempre all’interno di aree in cui ci sono altri impianti di trattamento di rifiuti, in alcuni casi si trovano nella stessa area di un termovalorizzatore (Silla a Milano, Aprica a Brescia, Iren a Piacenza).
La dimensione dell’impianto di trattamento delle terre di spazzamento (del capannone per dirla semplice) in tutti i casi non supera mai i 2.200 mq e quasi tutti trattano mediamente 30.000 tonnellate di rifiuti l’anno tranne quello di Montemurlo in Toscana che su una superficie di 1.800 mq ne tratta 60.000 t/anno.
 
Cosa propone invece AMA?
L’impianto proposto da AMA per il Salario occupa un edificio di 7.000 mq, il triplo delle dimensioni di uno qualsiasi tra quelli oggi esistenti in Italia, e tratterebbe 30.000 t/anno di rifiuti, ma si è scritto che intanto ne tratterebbe 17.000 t/a.
Quindi l’AMA ha presentato alla Regione Lazio per poter riavere le autorizzazioni un progetto che impegna un edificio grande il triplo di tutti gli altri impianti presenti in Italia per trattare un quantitativo, almeno nella prima fase, che è pari alla metà di quanto trattano gli altri impianti in Italia. Non mi sembra un dato che mostra una particolare efficienza.
Inoltre, l’AMA ha detto che nel resto dell’area del Salario si verrebbe a costituire un hub dell’economia circolare, sebbene non ha mai fatto vedere dove e come si realizzerebbe questo hub e da cosa sarebbe composto. Nel progetto presentato in Regione Lazio non ce n’è traccia. Segnaliamo però che nessuno, dico nessuno, dei 18 impianti presenti in Italia ha intorno a sé un hub di economia circolare, ma solo altri impianti di trattamento di rifiuti e a volte anche un termovalorizzatore.
Infine, se l’impianto di trattamento delle terre di spazzamento occupa un fabbricato di 7.000 mq a cui si devono aggiungere gli spazi esterni per l’ingresso dei camion, per la raccolta delle terre ecc.. in quale parte dell’area del Salario verrebbe realizzato questo hub dell’economia circolare? E la recente affermazione secondo cui il sito di Villa Spada sarebbe “perfetto” per la trasferenza sul treno dei rifiuti per portarli al termovalorizzatore di Pomezia, come si concilia con l’hub dell’economia circolare?
 
Se con questa scelta di AMA si compromette l’uso di un complesso immobilaire come quello del Salario solo per metterci lì un impianto che nelle altre città occupa si o no un capannone di 2000 mq è una scelta giusta, oculata? E dato che quell’area non è idonea agli impianti, non si tratta di un errore doppio?
 
Chiedere, come fanno i cittadini riuniti nell’Osservatorio NoTMB, di rivalutare il progetto non è quindi nell’interesse di tutti i romani? Non sarebbe il caso di fare esattamente il contrario di quello che AMA sta facendo: prima definire l’uso di quell’area come hub dell’economia circolare, che vuol dire trattare le materie prime seconde, quelle che aiutano il riciclo, il riuso e la riparazione, e poi verificare se e come metterci anche dell’altro?
 
Forse i cittadini di Villa Spada, Fidene, Serpentara hanno ragione a diffidare e a dire no, e non lo fanno solo per loro ma per Roma: basta favole in busta per nascondere l’incapacità di AMA di gestire una questione complessa come i rifiuti a Roma.
 
Questi i dati sugli impianti delle terre di spazzamento in Italia.
 
1. Impianto AVR – Via degli Abeti 1 GUIDONIA MONTECELIO (RM)
30.000 Tonn./anno per 1.800 mq. Nello stesso sito si trovano altri due impianti per trattamenti diversi ed un totale di 20.000mq di superficie.
Localizzato in un’area a destinazione industriale/commerciale e vicino al Distretto Sanitario Guidonia G-2.
 
2. Impianto Amsa – Via Silla, Milano
29.500 Tonn./anno per 2.170 mq. Si trova all’interno del complesso del Termovalorizzatore Silla2.
L’impianto rappresenta una piccola parte dell’area interessata dal termovalorizzatore, che ha una superficie complessiva di 102.500 mq circa, di cui 22.800 mq occupati dalle strutture dell’impianto (superficie coperta).
 
3. Impianto Ecocentro Toscana – Via dell’Artigianato 51, MONTEMURLO (PO)
60.000 Tonn./anno per 1.800 mq. Unico impianto di trattamento rifiuti nell’area.
 
4. Impianto Aprica – Via Codignole 32, BRESCIA
60.000 Tonn./anno per 1.800 mq. All’interno del Termovalorizzatore di Brescia.
 
5. Impianto Balestrieri – Ariano Irpino (AV)
30.000 Tonn./anno per 2.000 mq. Unico impianto di trattamento rifiuti nell’area.
 
6. Impianto IREN – Strada borgoforte 22, PIACENZA
29.700 Tonn./anno per 1.600 mq. All’interno del Termovalorizzatore IREN di Piacenza.
 
7. Impianto Econord – Via don Luigi Meroni 56, FIGINO SERENZA (CO)
29.700 Tonn./anno per 1.700 mq. All’interno del complesso per il trattamento di rifiuti a Figino Serenza.
 
8. Impianto CEM – Via Salvo D’Acquisto, LISCATE (MI)
29.700 Tonn./anno per 1.600 mq. In un’area di circa 15.000 m2 con due edifici produttivi e uno di uffici.
 
9. Impianto Falck Renewable – Via Maestri del lavoro 6, GORLE (BG)
63.000 Tonn./anno per 1.800 Mq.
 
10. Impianto Rive – Fusina (VE)
70.000 Tonn./anno per 1.250 mq. All’interno di un progetto con 5 linee di trattamento e recupero dei rifiuti.
 
12. Impianto SMAT di Castiglione Torinese
30.000 Tonn./anno. All’interno dell’impianto di depurazione.
 
 
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Perché il Salario è differente? di Giovanni Caudo

 
Ogni volta che ci si dichiara contrari all’impianto di spazzamento che AMA ha programmato di inserire nell’area di via Salaria 981 si ricevono le solite accuse di avere la sindrome “Nimby”, oppure si osserva sul perché bisognerebbe avere per l’area del Salario un comportamento diverso da quello riservato ad altre aree con impianti che sono presenti sul territorio di altri Municipi.
 
E’ il caso allora di mettere in fila il perché il Salario è differente e il perché la battaglia dei cittadini del Municipio III contro la scelta di localizzare lì l’impianto è non solo giusta ma sacrosanta. Si tratta di una chiara ed evidente lotta di giustizia spaziale.
 
L’area di proprietà dell’AMA su via della Salaria 981 e che costeggia il Tevere ha una estensione di circa 3,4 ettari e in origine era uno stabilimento industriale, si producevano le autoradio della marca “Autovox”, era un’area destinata ad attività industriali e artigianali. All’inizio degli anni 2000 l’AMA compra l’area e assume anche una parte dei dipendenti che rischiavano di perdere il lavoro con la chiusura della fabbrica. L’area fu destinata ad attività di logistica, di deposito fino a quando l’assessore comunale Di Carlo non propose di trasformarla per realizzare lì un impianto di trattamento meccanico e biologico dei rifiuti (TMB). L’autorizzazione integrale ambientale necessaria per autorizzare l’impianto venne rilasciata dalla Regione che valutò il contesto come non urbano basandosi sulle carte del Prg del 1962, quello nuovo, che invece riconosceva lo stato di fatto con tutte le nuove attività e costruzioni che nel frattempo erano state costruire lungo la Salaria, era in fase di redazione e venne approvato solo nel 2008.
L’attività dell’impianto di trattamento dei rifiuti è andata avanti per oltre dieci anni fino al dicembre del 2018 quando prese fuoco. Gli abitanti di Villa Spada, di Fidene, di Serpentara sono stati fin dall’apertura dell’impianto sottoposti ai cattivi odori che rendevano l’aria irrespirabile. D’altronde le case sono a poche decine di metri dall’impianto e nel tempo si è anche realizzato un asilo e altri servizi sociali che ospitano i disabili. Guardando le carte sulla base delle quali sono state concesse le autorizzazioni per l’impianto intorno c’era poco o nulla. Invece la situazione reale è che se si fa centro sull’impianto per un raggio di soli 500 metri la popolazione coinvolta è di qualche decina di miglia di abitanti. Quell’impianto lì semplicemente non ci doveva stare, è in un sito per attività di servizio e artigianali ma non consente il trattamento dei rifiuti.
Quando scoppiò l’incendio nel 2018 la battaglia dei cittadini fu determinante per non farlo riaprire, altre volte c’erano stati incendi, sebbene di entità più lieve, ma ben presto l’impianto era stato rimesso nuovamente in attività. Nel 2018 invece si apri un percorso che grazie alla determinazione dei cittadini organizzati nell’osservatorio permanete ottenne il ritiro dell’AIA, l’autorizzazione integrale ambientale, era il 12 settembre del 2019 a conclusione dell’istruttoria condotta dalla Regione Lazio su indicazione dell’allora Assessore Massimiliano Valeriani.
Un risultato importante quello in cui i cittadini e l’istituzione municipale insieme avevano rimediato all’errore iniziale che comportò un decennio di sofferenze per i cittadini a causa dei miasmi emessi dall’impianto. Miasmi che hanno comportato malattie, disagi; l’osservatorio tra l’agosto e il settembre del 2018 censì con delle schede il tipo di disagio alla salute. L’elenco testimoniato dai cittadini era impressionante e i cattivi odori furono censiti nei giorni e nelle ore in cui erano emesse e nelle quali anche respirare diventava difficile.
Il ritiro dell’AIA ha significato riportare l’area a utilizzazioni sostenibili coerenti con il carattere urbano del contesto, per questo fin dall’inizio l’ipotesi di riusare l’area dell’ex TMB prima per un centro direzionale di AMA e poi per un centro per l’economia circolare basato sulle tre “R”, riuso, riciclo e riparazione è sembrata la soluzione più coerente per mettere a valore l’area di proprietà di AMA e restituire una vita e un contesto dignitoso ai cittadini.
Come Roma Futura ci stiamo impegnando a riportare la discussione sul merito e non siamo certo contrari agli impianti e non siamo ignari dell’importanza della chiusura del ciclo die rifiuti, ma la scelta del Salario è sbagliata perché ripropone l’errore commesso già dall’amministrazione comunale nel 2008 e contraddice la lotta per la cancellazione dell’AIA e la decisione politica della giunta di Zingaretti di certificarne la cancellazione. Mettere lì un impianto vuol dire tornare indietro noi invece vogliamo guardare al futuro, vogliamo andare avanti. Si al futuro, no al passato con i rifiuti.
Quindi possiamo dire che siamo contrari all’impianto di spazzamento in quel sito perché contraddice tutto questo percorso? Possiamo dire che siamo contrari a quell’impianto perché compromette la possibilità di ripensare il futuro e andare oltre? E ancora, possiamo dire che essere contrari all’impianto significa che bisogna ripartire dal riprogettare il futuro di quell’area dentro alle politiche dell’economia circolare ed evitare che una logica tutta e solo tecnocratica ci dissipi una risorsa patrimoniale così importante?
E’ per tutto questo che siamo impegnati e condividiamo il percorso dei cittadini.
 
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Convocazione riunione Osservatorio 11 ottobre 2023

Convocazione riunione Osservatorio
Mercoledì 11 ottobre 2023 alle ore 18.30,
 è convocata la riunione dell’Osservatorio Permanente NO TMB Ama Salario presso la sede municipale di Piazza Sempione 15.

 

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Convocazione riunione Osservatorio 7 settembre 2023

Giovedì 7 settembre 2023 alle ore 18.30, è convocata la riunione dell’Osservatorio Permanente NO TMB Ama Salario presso la sede municipale di Piazza Sempione 15, per dibattere degli aggiornamenti relativi all’istanza di AMA per l’ex TMB di via Salaria

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Riunione straordinaria Osservatorio 31 agosto 2023

Giovedì 31 agosto 2023 alle ore 18.30, è convocata la riunione straordinaria dell’Osservatorio Permanente NO TMB Ama Salario presso la sede municipale di Piazza Sempione 15, allo scopo di fare considerazioni e valutazioni sull’istanza di AMA per la realizzazione di un impianto per trattare la terra di spazzamento.

 

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Riunione Osservatorio 31 maggio 2022

 
Martedì 31 maggio 2022 alle ore 18, è convocata la riunione dell’Osservatorio Permanente NO TMB Ama Salario presso Parco Labia.
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Verbale riunione 14 gennaio 2022

Partecipanti alla riunione: il presidente Paolo Emilio Marchionne, gli assessori municipali Christian Raimo, Matteo Zocchi e Paola Ilari, la presidente della commissione ambiente del municipio Simona Sortino e il consigliere municipale Lorenzo Spizzichino.

Il presidente Paolo Marchionne ha introdotto la riunione on line facendo innanzitutto riferimento alla conferenza dei servizi in corso da novembre e al ruolo dell’Osservatorio che non è certamente esaurito, dovrà diventare un luogo di impulso di discussione e di partecipazione rispetto alla progettazione di cosa dovrà diventare il sito di via Salaria. Il sopralluogo al sito AMA di via Salaria del 7 gennaio u.s., alla presenza dell’Assessora Capitolina al ciclo dei rifiuti Sabrina Alfonsi, del Presidente della IV Commissione capitolina ambiente, Gianmarco Palmieri, del direttore generale pro tempore dell’AMA Maurizio Pucci, degli assessori municipali Christian Raimo e Matteo Zocchi, aveva lo scopo di osservare ciò che resta dell’impianto del TMB per poter valutare le azioni da intraprendere per il progetto di bonifica e riqualificazione del sito. L’ipotesi è quella di utilizzare i finanziamenti della Regione Lazio e del PNRR per la demolizione del TMB e la bonifica dell’intera area. Nel frattempo è necessario avviare un progetto di riqualificazione. Il sito resterà con destinazione urbanistica industriale di proprietà di Ama ci saranno gli uffici, la sede zonale, il rimessaggio, l’officina dei mezzi e un’isola ecologica di dimensioni ridotte, semplicemente di servizio al quartiere. Il presidente ha precisato che non sarà un luogo per nuovi impianti o per trattamento dei rifiuti.  Una parte dell’area verrà riforestata per ospitare un parco pubblico che verrà messo in relazione con il parco del Tevere, ci sarà un teatro, un centro di educazione ambientale, un centro per il riuso creativo e servizi per il quartiere. Un progetto che possa essere una forma di restituzione ai cittadini. All’interno dell’area gli spazi mensa potrebbero essere luoghi di incontro, si potrebbe prevedere lì la sede in cui si riunirà l’Osservatorio. Marchionne propone per la metà di marzo una riunione dell’Osservatorio con l’assessora Alfonsi dentro l’impianto.

Secondo Christian Raimo il sito insiste su un’area di circa 70mila mq, per la bonifica la cifra che si arriva ad ipotizzare è consistente (circa 18 milioni di euro) ma potrebbe non essere sufficiente.  Il primo lavoro da fare, in tal senso, sarà una valutazione del grado di trasformazione o ricostruzione delle strutture esistenti in base a quella che sarà la nuova destinazione d’uso. L’AMA ovviamente non ha alcun interesse a perdere in termini di valore economico o di valore d’uso e questo è uno degli aspetti nevralgici da dover tener presente nel fare proposte che possano avere chance di trovare interesse nella proprietà che pur essendo pubblica, (AMA lo è al 100%) è comunque gestita da un CDA che non può permettersi di procurare danni all’erario. Raccogliendo questa preoccupazione alcuni interventi ricordano l’ipotesi, già avanzata in passato, di trasferire la sede degli uffici AMA di via Calderon de la Barca in via Salaria.

Alcuni esprimono perplessità e preoccupazione in merito alla volontà dell’Assessora capitolina di voler portare in via Salaria, 981 un’isola ecologica, oltre alla rimessa ed officina dei mezzi, già presenti nel sito. La preoccupazione è quella che da un’isola ecologica di rango locale, si possa tornare ad ospitare un’impiantistica volta al trattamento dei rifiuti, secondo un’escalation già nota.

Il presidente Marchionne rassicura i partecipanti circa la sua totale indisponibilità a favorire una strategia di questo tipo, sottolineando, in tal senso, l’importanza che riserva ad un percorso il più possibile partecipato, in primis, da chi ha animato la prima fase della battaglia contro il TMB e, in seconda battuta, da tutti quei soggetti, pubblici e privati, che potrebbero aver interesse nel prendere parte alla riqualificazione dell’area.

In questo senso le idee non mancano, così come buone pratiche, vicine o replicabili. Alcuni, cogliendo la natura e la mission dell’AMA, si dicono interessati e disposti a considerare la collocazione di un centro per il riuso dei materiali, magari con attività realizzate da enti non profit a sostegno di soggetti svantaggiati. Altri accolgono con favore l’ipotesi di collocare lì la sede di università o di enti di formazione e documentazione sui temi della sostenibilità, del riciclo dei rifiuti, del riuso, ecc.

Si tratterebbe di ipotesi di lavoro percorribili, in parte già presenti nel vecchio progetto di Laura Melara, come ricorda Raimo, che propone di includere nel percorso Acea, ENEA, il Ministero della Transizione Ecologica, il Banco Alimentare, gli Scout, RFI.

Non servono solo buone idee, ma anche la possibilità concreta di realizzarle; fondamentale è occupare lo spazio dal punto di vista progettuale ma anche da quello fisico.

Per trovare possibili partner in termini di una visione alternativa della fruizione degli spazi urbani, non è necessario andare lontano. Subito fuori dal civico 981 di via Salaria, si trovano interessanti percorsi di riqualificazione urbana che si stanno già misurando con difficoltà vecchie e nuove. Da una parte, l’esperienza di City Lab, per quanto riguarda la riqualificazione dell’ex cartiera (la pandemia giunta pochi mesi dopo la presa in carico dell’intero sito, ha rappresentato un imprevisto e prolungato stop); dall’altra quella dell’Associazione TWM Factory, un hub polifunzionale, uno studio dedicato ai lavoratori del settore culturale e creativo presente nell’area di Roma smistamento che ha preso forma in un immobile concesso in comodato d’uso da RFI.

I presenti, con pochissime eccezioni, sembrano convergere sull’opportunità di presidiare il sito e i progetti che il Comune vorrà realizzarci. Una prima ipotesi ampiamente accolta è quella di svolgere le prossime riunioni dell’Osservatorio proprio all’interno dell’ex TMB, affinché diventi un luogo simbolico di incontro della cittadinanza.

A questo scopo sarà sempre più necessario che l’attuale compagine dell’Osservatorio possa essere allargata ad altri soggetti strategici per orientare nel senso più giusto la riqualificazione del TMB. Per ciò che concerne il futuro dell’Osservatorio si potrebbe aggiornare il nome e gli obiettivi, un nome di sintesi tra il vecchio e il nuovo (tra le ipotesi Osservatorio No TMB – Progetti ambientali per il Terzo Municipio oppure Osservatorio ambientalista del Terzo Municipio). Per il presidente Marchionne l’Osservatorio dovrà essere un luogo di impulso, di partecipazione su quello che il sito di via Salaria dovrà diventare.

Come sottolinea il presidente la riunione, che si chiude su questo punto, rappresenta solo il primo passo di un percorso che non intende prescindere dalla modalità di lavoro della co-progettazione e che, anzi, punta a coinvolgere un numero crescente di altri soggetti, pubblici e privati.

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