Come sono gli impianti di spazzamento e che cosa propone AMA per il Salario? di Giovanni Caudo

 
Le ragioni della contrarietà alla scelta di AMA di collocare un impianto di spazzamento nell’area dell’ex TMB Salario le ho illustrate nel post precedente, “Perché il Salario è differente”. Le istituzioni, la Regione per prima, hanno sancito che quel sito non è idoneo a ospitare gli impianti e quando nel 2019 è stata cancellata l’autorizzazione che consentì di localizzare lì il TMB per il trattamento dei rifiuti, si è rimediato a un errore, che però nel frattempo era costato ai cittadini del Salario, di Villa Spada e di Fidene, dieci anni di sofferenze.
 
Non siamo in preda a nessuna sindrome Nimby, e non diciamo no a prescindere.
 
Ma invece quelli che dicono va bene alla proposta di AMA sanno cosa sta facendo AMA, si fidano a scatola chiusa di AMA o dicono si a prescindere? Della serie, facciamo questi impianti ovunque e comunque perché dei rifiuti sotto casa non ne possiamo più? E’ questo un buon modo di decidere? Si fanno in questo modo scelte che comportano investimenti con soldi pubblici e che usano aree ed edifici pubblici?
Deve essere l’esasperazione da rifiuti la fonte delle decisioni? E la politica che pensa di scegliere su questa esasperazione è buona politica? E se invece questo modo di decidere fosse proprio la causa dei mali di Roma, che insegue da sempre le soluzioni vere ai suoi problemi ma non li trova mai?
L’opposizione degli abitanti del Terzo Municipio alla decisione di AMA ha questo valore ed è nell’interesse della città, altro che no a prescindere e sindrome Nimby. Si tratta di cittadini che per quello che hanno subito stanno ancora aspettando le scuse dai sindaci e dagli assessori che per anni hanno negato l’evidenza dei disagi a cui erano sottoposti.
 
Come sempre mi interessa stare nel merito delle questioni, solo così Roma potrà uscire dalle emergenze che l’attanagliano.
Proviamo quindi a dare qualche informazioni in più.
 
In Italia ad oggi ci sono 18 impianti per il trattamento delle Terre di spazzamento e di sabbie fognarie (nella foto ci sono 11 di questi impianti).
La loro localizzazione è sempre all’interno di aree in cui ci sono altri impianti di trattamento di rifiuti, in alcuni casi si trovano nella stessa area di un termovalorizzatore (Silla a Milano, Aprica a Brescia, Iren a Piacenza).
La dimensione dell’impianto di trattamento delle terre di spazzamento (del capannone per dirla semplice) in tutti i casi non supera mai i 2.200 mq e quasi tutti trattano mediamente 30.000 tonnellate di rifiuti l’anno tranne quello di Montemurlo in Toscana che su una superficie di 1.800 mq ne tratta 60.000 t/anno.
 
Cosa propone invece AMA?
L’impianto proposto da AMA per il Salario occupa un edificio di 7.000 mq, il triplo delle dimensioni di uno qualsiasi tra quelli oggi esistenti in Italia, e tratterebbe 30.000 t/anno di rifiuti, ma si è scritto che intanto ne tratterebbe 17.000 t/a.
Quindi l’AMA ha presentato alla Regione Lazio per poter riavere le autorizzazioni un progetto che impegna un edificio grande il triplo di tutti gli altri impianti presenti in Italia per trattare un quantitativo, almeno nella prima fase, che è pari alla metà di quanto trattano gli altri impianti in Italia. Non mi sembra un dato che mostra una particolare efficienza.
Inoltre, l’AMA ha detto che nel resto dell’area del Salario si verrebbe a costituire un hub dell’economia circolare, sebbene non ha mai fatto vedere dove e come si realizzerebbe questo hub e da cosa sarebbe composto. Nel progetto presentato in Regione Lazio non ce n’è traccia. Segnaliamo però che nessuno, dico nessuno, dei 18 impianti presenti in Italia ha intorno a sé un hub di economia circolare, ma solo altri impianti di trattamento di rifiuti e a volte anche un termovalorizzatore.
Infine, se l’impianto di trattamento delle terre di spazzamento occupa un fabbricato di 7.000 mq a cui si devono aggiungere gli spazi esterni per l’ingresso dei camion, per la raccolta delle terre ecc.. in quale parte dell’area del Salario verrebbe realizzato questo hub dell’economia circolare? E la recente affermazione secondo cui il sito di Villa Spada sarebbe “perfetto” per la trasferenza sul treno dei rifiuti per portarli al termovalorizzatore di Pomezia, come si concilia con l’hub dell’economia circolare?
 
Se con questa scelta di AMA si compromette l’uso di un complesso immobilaire come quello del Salario solo per metterci lì un impianto che nelle altre città occupa si o no un capannone di 2000 mq è una scelta giusta, oculata? E dato che quell’area non è idonea agli impianti, non si tratta di un errore doppio?
 
Chiedere, come fanno i cittadini riuniti nell’Osservatorio NoTMB, di rivalutare il progetto non è quindi nell’interesse di tutti i romani? Non sarebbe il caso di fare esattamente il contrario di quello che AMA sta facendo: prima definire l’uso di quell’area come hub dell’economia circolare, che vuol dire trattare le materie prime seconde, quelle che aiutano il riciclo, il riuso e la riparazione, e poi verificare se e come metterci anche dell’altro?
 
Forse i cittadini di Villa Spada, Fidene, Serpentara hanno ragione a diffidare e a dire no, e non lo fanno solo per loro ma per Roma: basta favole in busta per nascondere l’incapacità di AMA di gestire una questione complessa come i rifiuti a Roma.
 
Questi i dati sugli impianti delle terre di spazzamento in Italia.
 
1. Impianto AVR – Via degli Abeti 1 GUIDONIA MONTECELIO (RM)
30.000 Tonn./anno per 1.800 mq. Nello stesso sito si trovano altri due impianti per trattamenti diversi ed un totale di 20.000mq di superficie.
Localizzato in un’area a destinazione industriale/commerciale e vicino al Distretto Sanitario Guidonia G-2.
 
2. Impianto Amsa – Via Silla, Milano
29.500 Tonn./anno per 2.170 mq. Si trova all’interno del complesso del Termovalorizzatore Silla2.
L’impianto rappresenta una piccola parte dell’area interessata dal termovalorizzatore, che ha una superficie complessiva di 102.500 mq circa, di cui 22.800 mq occupati dalle strutture dell’impianto (superficie coperta).
 
3. Impianto Ecocentro Toscana – Via dell’Artigianato 51, MONTEMURLO (PO)
60.000 Tonn./anno per 1.800 mq. Unico impianto di trattamento rifiuti nell’area.
 
4. Impianto Aprica – Via Codignole 32, BRESCIA
60.000 Tonn./anno per 1.800 mq. All’interno del Termovalorizzatore di Brescia.
 
5. Impianto Balestrieri – Ariano Irpino (AV)
30.000 Tonn./anno per 2.000 mq. Unico impianto di trattamento rifiuti nell’area.
 
6. Impianto IREN – Strada borgoforte 22, PIACENZA
29.700 Tonn./anno per 1.600 mq. All’interno del Termovalorizzatore IREN di Piacenza.
 
7. Impianto Econord – Via don Luigi Meroni 56, FIGINO SERENZA (CO)
29.700 Tonn./anno per 1.700 mq. All’interno del complesso per il trattamento di rifiuti a Figino Serenza.
 
8. Impianto CEM – Via Salvo D’Acquisto, LISCATE (MI)
29.700 Tonn./anno per 1.600 mq. In un’area di circa 15.000 m2 con due edifici produttivi e uno di uffici.
 
9. Impianto Falck Renewable – Via Maestri del lavoro 6, GORLE (BG)
63.000 Tonn./anno per 1.800 Mq.
 
10. Impianto Rive – Fusina (VE)
70.000 Tonn./anno per 1.250 mq. All’interno di un progetto con 5 linee di trattamento e recupero dei rifiuti.
 
12. Impianto SMAT di Castiglione Torinese
30.000 Tonn./anno. All’interno dell’impianto di depurazione.
 
 
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